L’eterno galoppo
Ratigher
Il Museo Sannitico
Campobasso
Volume 48
Sinossi

L’eterno galoppo è la storia a fumetti che Ratigher ha ambientato nel Museo Sannitico.

Erano forti, agili, coraggiosi. Svelti a maneggiare le armi. Una stirpe di combattenti, quei cavalieri Bulgari guidati dal Duca Alzecone, che un giorno arrivarono dal Nord per stabilirsi sugli aspri altipiani del Molise. E così erano i loro cavalli: fedeli compagni, fratelli nel pericolo e nella battaglia. A tal punto da essere sepolti nella stessa tomba. Così li vediamo oggi: chi sarà quel guerriero che giace accanto al suo destriero? Chi dei due fu il vero eroe? Non importa: uniti da un solo destino, uomo e animale galoppano per sempre insieme.

Volume 48
Il Museo Sannitico

Il Museo Sannitico ha sede nel centro storico di Campobasso, presso Palazzo Mazzarotta e racconta con la sua collezione la storia del Sannio tra Protostoria e Medioevo. Dall’emergere delle aristocrazie guerriere che dominarono il Molise costiero e interno fino all’arrivo dei Sanniti, con i loro culti, arte, sepolture, commerci e vita quotidiana. Dopo i Sanniti si racconta l’arrivo della civiltà romana attraverso le città e le ville di campagna del Sannio. Il Medioevo è rappresentato dall’impressionante necropoli di guerrieri (proto) Bulgari di età longobarda di Campochiaro. Si può usufruire tramite applicazioni scaricabili in museo di due percorsi tattili-emozionali sui Sanniti e sui (proto) Bulgari e di un video draw-motion sulla Protostoria, per un’accessibilità universale.

Abbiamo lo stesso cranio
Il Museo è in cima alla città, in un palazzo signorile con una collezione di oggetti e reperti che abbraccia un arco vastissimo di tempo. Fa parte di quel genere di musei in cui ci si sente a disagio indossando abiti moderni, lo avrei voluto attraversare in tunica e con uno scramasax in pugno, per azzerare la distanza da quell’arte e quella cultura. Tutto cambia quando ci si trova davanti alla sepoltura del cavaliere con il suo cavallo. Sarà che i crani, le rotule e i femori sono proprio uguali ai nostri e che una cura alla morte ancora non si sia trovata, ho di colpo percepito la compassione per il defunto e la curiosità di sapere perché fosse inumato con il suo destriero. Racconto questa storia, per emozionare i lettori che come me a volte non afferrano le coincidenze umane della Storia. E poi non potevo resistere ad una popolazione con un nome così, affascinantissimi (proto) Bulgari!
AUTORE DI QUESTO FUMETTO
Ratigher
È nato nel 1978 e ha studiato a Bologna. Nel 1998 ha iniziato a scrivere, disegnare e autopubblicare fumetti. I suoi lavori sono apparsi su numerose riviste indipendenti. Ha fatto parte del gruppo di fumettisti Superamici, con i quali ha realizzato tra l’altro Pic Nic, il primo free press a fumetti. È autore di due opere cult del fumetto italiano, Trama (Saldapress, 2011) e Le ragazzine stanno perdendo il controllo, autopubblicato col metodo Prima o mai e vincitore nel 2015 del Premio Micheluzzi e del Premio Boscarato. Insegna presso lo IED di Roma. Dal 2017 è direttore editoriale di Coconino Press - Fandango.
Le opere scelte
Cavaliere di Campochiaro
VII-VIII secolo d.C. È uno dei cavalieri Bulgari sepolti nelle necropoli di Campochiaro. Conserva caratteri tipici dei cavalieri delle steppe come l’uso dell’arco a cavallo e le staffe. La grande spada da cavaliere è lunga, per colpire meglio dall’alto del cavallo e finemente decorata con l’argento. Le genti sepolte a Campochiaro vennero dalla zona dell’attuale Ucraina e, in cambio della difesa contro i Bizantini, il duca di Benevento Romualdo dette loro in feudo buona parte dell’attuale Molise.
Ercole di Trivento
III secolo a.C. La statuina raffigura un Ercole con le sue peculiarità: la clava e la pelle di leone usata come scudo. Essendo l’incarnazione di purezza e forza, virtù care alle antiche religioni italiche, Ercole era adoratissimo dai Sanniti. Lo stile di realizzazione è molto italico nonostante fosse già arrivata da tempo l’influenza greca nell’arte dei Sanniti: ma in questo periodo, visto che i Romani li avevano appena sconfitti, volevano manifestare che le loro radici culturali sopravvivevano lo stesso.
Testa di Dioniso
I secolo a.C. - I secolo d.C. Trovata nella città romana di Sepino, è un finissimo prodotto di artigianato dell’avorio. Ha uno stile orientale, come in alcune sculture delle città romane attorno al Vesuvio. Essendo in avorio, tuttavia, ricorda di più i letti funebri in osso dell’area abruzzese: poteva quindi essere o parte di un letto, o parte di qualche altro arredo come un cofanetto. Raffigura Dioniso, dio del vino e dei sensi, colui che libera l’uomo dai vincoli terreni per ricongiungerlo alla sua natura spirituale.
Giovane togato da Larino
I secolo d.C. Proveniente dal foro di Larino, l’abbigliamento di questa statua ci fa subito capire che si tratta di un giovane non ancora maggiorenne che apparteneva ad una famiglia di senatori. Infatti indossa la toga e le calzature tipiche dello stato della famiglia e nel contempo ha al collo un ciondolo che si chiamava bulla: una cassetta di bronzo rotonda contente le pergamene con le preghiere augurali che i padri dedicavano ai figli il giorno della nascita e da cui questi si separavano all’età di 15-17 anni.
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Luoghi della storia
1
Anello con castone aureo appartenuto ad uno dei cavalieri di Campochiaro 1
2
Scramasax (spada da cavaliere) 2
3
Staffa 3
4
Doppia sepoltura del cavaliere di Campochiaro e del suo cavallo 4
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